Pregressi storici e orientamenti della normativa sismica dei beni culturali. Regole dell’arte, intuizione e calcolo numerico.
Ultima modifica: 2013-05-29
Sommario
Il saggio intende esaminare il percorso storico-tecnico che ha condotto all’attuale normativa in materia di riduzione del rischio sismico dei beni culturali (NTC 2008 e DPCM 9 febbraio 2011).
Partendo dalla codifica delle “regole dell’arte” recepite anche dalla manualistica italiana con l’Architettura pratica di Giuseppe Valadier (1822-1839), vengono esaminati i contributi forniti alla disciplina del consolidamento delle costruzioni nel secolo scorso. Nello specifico gli apporti dati da Sisto Mastrodicasa nell’ambito dello studio delle lesioni caratteristiche e della direttrice fessurativa, dal Comitato Nazionale per la valorizzazione del patrimonio culturale a rischio sismico (coordinato da Romeo Ballardini che emanò la circolare n.1032 del 18/07/1986) e un gruppo di studiosi italiani di eccezionale sensibilità che hanno proceduto nella direzione di analizzare con un approccio diverso e più intuitivo, ma non meno logico, la complessità propria dei monumenti costruiti in muratura.
Fra questi si distingue per l’operatività e la pragmaticità Antonino Giuffrè che attivò, esaminando il comportamento degli edifici sottoposti a sisma e le modalità di danneggiamento, l’analisi dei meccanismi di collasso. Una risposta tecnica alla comprensione della vulnerabilità desunta dall’osservazione dei danni che portò allo sviluppo degli studi dei cinematismi di rottura e all’approfondimento della comprensione delle regole costruttive tradizionali.
Si delinea in questo modo una disciplina in cui la viva dialettica fra riflessione storica, regole dell’arte, intuizione e calcolo numerico giocano un nuovo ruolo determinante nel riuscire a prospettare soluzioni consapevoli e coerenti con la natura del manufatto antico. L’intervento è conseguenza diretta della formulazione di una diagnosi corretta, perseguita mediante la comprensione tanto delle caratteristiche costruttive quanto dei cinematismi di rottura, ma che è anche, al pari di ogni altro progetto frutto di intuizioni.
Calcolo e intuizione procedono spesso parallelamente, a volte prevale il primo aspetto altre il secondo, delineando in questo modo i caratteri di una disciplina rigorosamente scientifica ma al contempo storica e fondamentalmente critica.
Gli sviluppi futuri della ricerca devono proseguire nella ferma convinzione che le linee normative sono anzitutto il risultato di un atteggiamento culturale conseguito grazie ad un cambiamento radicale nei confronti del costruito di natura storica.
L’esito positivo dell’azione e il conseguimento del “minimo intervento” sono basati sul dato storico e sul dato costruttivo; questi ultimi devono essere approfonditi in modo circostanziato con capacità di analisi e con alle spalle esercizio e preparazione per confinare l’intervento stesso nella giusta dimensione e nella consapevolezza che certi modelli matematici non sono ancora sufficientemente rappresentativi della realtà costruttiva alla quale necessariamente devono essere subordinati. Essa deve essere necessariamente compresa anche nella sua evoluzione storica. L’approfondimento del dato storico-costruttivo offre potenzialità investigative che vanno sviluppate ulteriormente al fine di rappresentare correttamente le reali condizioni materiali e meccaniche del manufatto e di interi aggregati, i quali sono il risultato di rapporti spaziali e funzionali spesso mutati nel corso del tempo. L’applicazione delle indagini “tematiche”, basilari per definire aspetti storici, figurativi del manufatto nel restauro, deve essere estesa al consolidamento per definire i rapporti fra cronologia stratigrafica (archeologia in elevato) e processo evolutivo della fabbrica e fra cronologia stratigrafica e cronologia sismica. I primi sono utili per comprendere la formazione dell’impianto costruttivo e i suoi cambiamenti; i secondi per verificare il comportamento a sismi storici e alle riparazioni effettuate.
Infine sembra emergere una frattura culturale fra le recenti normative caratterizzate dalla richiesta di un’alta qualità diagnostica e progettuale e l’approccio generico dei tecnici che propongono in modo diffuso, l’uso di nuovi materiali sottoponendoli a semplificazioni riduttive e standardizzate, quando, invece, l’intuizione, non frenata da rigidità e preconcetti ma originata da spirito scientifico e attenzione culturale, potrebbe consentire di utilizzarli in forma innovativa ed efficace.
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