ANIDIS - L'ingegneria Sismica in Italia, ANIDIS 2011 - XIV convegno

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Analisi del rischio sismico di un centro abitato di piccole dimensioni: il caso studio di Sant’Agata Fossili (AL)

Stefano Podestà, Riccardo Conte, Massimo Compagnoni, Giuseppe Di Capua, Giuseppe Di Giulio, Marco Marchetti, Giuliano Milana, Roberto Passalacqua, Silvia Peppoloni, Floriana Pergalani, Vincenzo Sapia

Ultima modifica: 2011-08-03

Sommario


L'11 aprile 2003 un terremoto di modesta energia (Ml=4.7) colpisce un'area sud-orientale del Piemonte fortunamente senza provocare vittime, ma determinando danni in numerosi centri abitati. Questo evento non rappresenta certo un'anomalia nell'ambito della sismicità storica e della pericolosità sismica attesa per questo territorio. Ha però ricordato a tecnici ed amministratori locali che anche il Piemonte deve essere considerato un territorio sismico. Il rischio sismico del Piemonte non è sicuramente paragonabile a quello di altre regioni italiane, pur tuttavia presenta un livello non trascurabile almeno per certe zone. Partendo da queste semplici considerazioni, la Regione Piemonte si è fatta promotrice nell'ambito del Progetto Europeo Strategico RISKNAT della microzonazione sismica di Sant'Agata Fossili (AL). Si tratta del centro abitato che ha subito il danneggiamento maggiore in occasione del terremoto del 2003, raggiungendo un'intensità macrosismica IMCS=VI-VII. In questo modo, la Regione Piemonte ha avviato per la prima volta attività di microzonazione sismica sul suo territorio, in modo da capire anche quale possa essere la migliore finalizzazione di questi studi per la sua programmazione territoriale finalizzata alla mitigazione del rischio sismico. Rifacendosi alle recenti linee guida degli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (http://www.protezionecivile.it/), la Regione ha dapprima finanziato un progetto su Sant'Agata Fossili per effettuare uno studio di microzonazione sismica di I livello. Successivamente, con il Progetto RISKNAT ha avviato una fase di approfondimento degli studi di I livello al fine di pervenire ad una analisi di risposta sismica locale e alla microzonazione sismica di III livello. A tal fine, è stato creato un gruppo di ricerca multidisciplinare che ha condotto un'analisi approfondita della geologia locale, ha effettuato un'accurata caratterizzazione geotecnica e geofisica dei litotipi presenti con la redazione di un modello litotecnico del sottosuolo, ha eseguito una modellazione numerica della risposta sismica locale, ha messo a punto un'analisi della vulnerabilità sismica dell'edificato ed ha analizzato il danneggiamento subito dagli edifici, recuperando le schede AeDES rilevate a seguito del terremoto del 2003. I risultati ottenuti hanno permesso di comprendere le differenze geologiche e geofisiche esistenti nel sottosuolo del centro abitato, che si traducono in differenze della risposta sismica locale quantificabili sia in termini di fattori di amplificazione che di spettri di risposta elastici in accelerazione. Queste differenze consentono da un lato di comprendere in maniera più precisa la distribuzione del danneggiamento osservato, dall'altro di definire livelli di protezione sismica per gli edifici che tengano conto in maniera più accurata i possibili effetti di amplificazione sismica locale, rispetto a quelli ottenibili considerando gli spettri di risposta elastici previsti dalle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC, 2008). Infine, il progetto ha avuto importanti risvolti metodologici, prevedendo un confronto tra i risultati che è possibile ottenere in uno stesso sito di indagine utilizzando tecniche geofisiche differenti (Down-Hole, MASW, Array 2D, Tomografia Elettrica), l'analisi integrata dei risultati geologici, geofisici e geotecnici per meglio vincolare il modello litotenico del sottosuolo e di conseguenza le inversioni numeriche necessarie all'elaborazione di profili di Vs, la finalizzazione delle attività per la progettazione strutturale.

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