Evoluzione storica della normativa sismica italiana alla luce degli effetti causati dal terremoto dell’Aquila del 2009
Ultima modifica: 2011-06-29
Sommario
Il terremoto che il 6 aprile 2009 ha colpito l'Abruzzo, di magnitudo Mw 6.3, ha provocato seri danni al patrimonio storico, monumentale ed edilizio della regione. La città dell'Aquila è stata duramente colpita dell'evento; il risentimento macrosismico, secondo la scala MCS, è stato pari a IX, mentre a Onna ha raggiunto il valore X. Il presente lavoro è incentrato sullo studio del comportamento degli edifici in cemento armato in occasione dell'evento con particolare riguardo alle conseguenze dell'applicazione delle normative sismiche italiane del secolo scorso.
Dal 1915, anno del terremoto che colpì Avezzano, L'Aquila è considerata sismica e dal 1927 è classifica in zona sismica 2 (media sismicità). Dall'inizio del XX secolo diverse normative sono state introdotte; una delle prime è quella pubblicata nel 1915 (RD 29/04/1915 n. 573), questa forniva regole relative ai sistemi di fondazione, alle dimensioni delle costruzioni e alle distanze fra gli edifici ed indicava i metodi di analisi da adottare per le costruzioni in zona sismica. In tale norma era prescritto di tenere in conto nel progetto delle azioni sismiche orizzontali in due direzioni ortogonali. Per la zona 2 il taglio alla base da considerare era pari al 7% della somma dei carichi permanenti più un terzo degli accidentali. Per le verifiche si adottava il metodo delle tensioni ammissibili. La norma del 1915 è stata aggiornata diverse volte, ad esempio nel 1937 (Legge 23/11/1937 n. 2105) e nel 1962 (Legge 25/11/1962 n. 1684). Anche in queste versioni è ribadita la necessità di avere sistemi resistenti a forze orizzontali dirette in tutte le direzioni.
Con la legge del 1974 ed il successivo decreto del marzo 1975 viene introdotto il concetto di spettro di risposta. Il punto di ancoraggio dello spettro di progetto era circa 0.23-0.24g. Diverse revisioni furono emanate, ad esempio quelle del 1986, 1996, 2003 e 2008. In particolare le norme del 2003 hanno comportato significative modifiche, introducendo la filosofia del performance-based design.
Gli edifici in cemento armato a L'Aquila risalgono a diversi periodi, principalmente a partire dagli anni '30 in avanti. Secondo l'ultimo censimento dell'Istituto Nazionale di Statistica tali costruzioni ammontano a 4113, rappresentando circa il 29% della totalità degli edifici presenti. La maggior parte degli edifici colpiti dal terremoto sono stati progettati con le norme del 1937 e del 1962. Pertanto, dovrebbero possedere sistemi strutturali resistenti in due direzioni ortogonali verificati per un taglio alla base pari al 7% dei carichi verticali. È utile menzionare che all'epoca non vi erano prescrizioni riguardanti la configurazione strutturale (regolarità in pianta ed elevazione) e gli elementi non strutturali. Non erano altresì presenti indicazioni relative alle armature e ai dettagli costruttivi atte a garantire comportamenti duttili. Tra le principali cause di collasso degli edifici costruiti a L'Aquila possono annoverarsi proprio le irregolarità nella configurazione strutturale, la scarsa qualità del calcestruzzo e la inadeguatezza delle armature trasversali. Si segnala, comunque, che la percentuale di edifici in cemento armato collassati è minore di uno.è richiesta l'iscrizione al convegno per poter visualizzare gli interventi.