Vulnerabilità delle chiese colpite dal sisma del Cile del 2010
Luigi Sorrentino, Domenico Liberatore, Andrea Penna, Guido Magenes, Luis Decanini, Laura Liberatore
Ultima modifica: 2011-06-29
Sommario
Il 27 febbraio 2010 un sisma di straordinaria violenza (magnitudo Mw 8.8) ha colpito il Cile Centrale, con inizio della rottura circa 325 km a Sud Ovest di Santiago. L'evento del 2010 è stato il quinto più intenso dall'inizio del ventesimo secolo, con energia liberata pari a circa 5000 volte quella dell'evento de L'Aquila del 2009. Il sisma ha colpito numerosi edifici sacri della capitale nazionale e dei principali centri urbani del Cile Centrale, caratterizzati da una rilevante qualità architettonica e risalenti in gran parte alla fine diciannovesimo secolo e all'inizio del ventesimo. Tali fabbriche sono spesso dovute all'opera di architetti europei o di formazione europea. Apparentemente sono quindi state riproposte soluzioni tipologiche ed estetiche tipiche di altre aree, senza tenere conto adeguatamente della diversa pericolosità sismica. Tali chiese, per lo più in muratura ordinaria e adobe, sono di un certo interesse per le specifiche modalità di danneggiamento evidenziate e (potenzialmente) rispetto alla prestazione che ci si può attendere in edifici europei simili. A fronte di numerosi comportamenti insoddisfacenti, anche in strutture situate a notevole distanza dalla zona di maggiore scuotimento del terreno, esistono tuttavia alcune interessanti eccezioni, in edifici che mostrano i primi usi del cemento armato e delle strutture composte. Esse sono state realizzate negli anni successivi all'evento del 1906, e potrebbero quindi aver incorporato una maggiore sensibilità alle problematiche sismiche. Nel lavoro si valutano vulnerabilità locali, associate a particolari scelte tipologiche o di immagine (chiese neogotiche, piuttosto che neorinascimentali). Inoltre si prendono in considerazione il ruolo della configurazione dell'edificio, con particolare riguardo al tipo di copertura e alla risposta di campanili e vele campanarie, della qualità muraria, di precedenti interventi, sia antichi sia più recenti, spesso caratterizzati da un inefficace ricorso a elementi di calcestruzzo armato, se successivi al sisma del 1985.
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