ANIDIS - L'ingegneria Sismica in Italia, ANIDIS 2011 - XIV convegno

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Analisi dei Danni Degli Edifici in Muratura “Moderni” di L’Aquila in Relazione alle Norme Tecniche del 1900

Bruno Calderoni, Emilia Angela Cordasco, Andrea Prota

Ultima modifica: 2011-09-02

Sommario


Un evento sismico costituisce un’importante opportunità per sperimentare estesamente il comportamento globale degli edifici, attesa la difficoltà di sottoporre a prove di laboratorio modelli in scala reale che siano sufficientemente rappresentativi ed in numero statisticamente adeguato. In particolare, il sisma de L’Aquila, che ha interessato l’intera estensione della città e quindi tutto il suo patrimonio edilizio, consente di analizzare i danni riportati non solo dagli edifici antichi ma anche da quelli costruiti nel secolo scorso (1900) dopo l’introduzione della tecnologia del cemento armato per la realizzazione dei solai anche negli edifici in muratura.

Questa tipologia di edifici “moderni” in muratura, definiti anche edifici “della terza classe” secondo la classificazione di M. Pagano, sono costituiti da pareti portanti in muratura ed impalcati in c.a. (quasi sempre alleggeriti) solidali con esse, così da impedire di fatto gli spostamenti relativi tra impalcati e pareti e quindi tra le pareti stesse disposte nelle due direzioni principali, realizzando una struttura iperstatica con un efficace comportamento scatolare.

Attualmente, in accordo con le prescrizioni normative, è possibile realizzare solo edifici in muratura di tale tipologia. In realtà già il R.D. 2105/1937 prevedeva solo tale tipo di edificio, prescrivendo esplicitamente per tutte le costruzioni in muratura la realizzazione di cordoli in cemento armato estesi all’intero spessore delle pareti murarie. Prima di allora, essendo gli impalcati realizzati con volte o con solai piani di “putrelle” o travi lignee, che non assicuravano la connessione con le pareti murarie, gli edifici in muratura potevano quindi facilmente essere soggetti a meccanismi di ribaltamento fuori piano delle pareti di facciata durante un evento sismico. Al contrario, nella tipologia “moderna” la presenza di un impalcato efficacemente connesso alle pareti murarie inibisce l’instaurarsi di tali pericolosi meccanismi fuori del piano, consentendo allo stesso tempo la distribuzione delle forze orizzontali tra le pareti di controvento. Si ha quindi che per questo tipo di edificio la risposta sismica è governata soprattutto dal comportamento strutturale delle pareti nel proprio piano e quindi dalla capacità resistente e deformativa dei maschi murari e delle fasce di piano (alla stregua di un telaio). Inoltre la presenza del cordolo al livello dell’impalcato, impedendo grazie alla sua resistenza a trazione “l’allentamento” dei pannelli che costituiscono la fascia di piano migliora anche in modo significativo il comportamento della parete nel proprio piano.

Di conseguenza questa tipologia di edifici ha sempre mostrato un buon comportamento sotto sisma tanto che essi non sono stati quasi mai interessati da crolli globali, anche quando fortemente danneggiati. Pertanto, fino ad oggi i danni riportati dagli edifici in muratura “moderni” sono stati poco analizzati, sia per la ridotta presenza di tale tipo edilizio nei territori italiani colpiti dai terremoti, sia perché l’attenzione è stata focalizzata maggiormente sugli edifici più antichi.

Viceversa l’osservazione dei danni subiti dagli edifici in muratura “moderni” è utile sia per definire meglio come realizzare i nuovi edifici in modo da ridurne ancor più il danneggiamento, sia per mettere a punto gli interventi di riparazione più adeguati per essi. Inoltre essa è necessaria anche come riferimento per il miglioramento sismico degli edifici antichi al fine di ridurre la loro vulnerabilità al livello di quella degli edifici “moderni”.

In questo articolo si analizzeranno, quindi, i danni subiti dagli edifici in muratura della terza classe durante l’evento sismico aquilano. In particolare le diverse tipologie di danneggiamento saranno messe in relazione sia con il comportamento globale dell’edificio sia con quelli locali, soprattutto per comprendere il perché si manifestino alcuni dissesti specifici che sono risultati statisticamente significativi in tale tipologia strutturale.


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